L’espediente dell’Illecito culturale
Torna agli approfondimentiIspiratomi da un fatto realmente accaduto
Attraverso tecnicismi, intervenendo sulle aspettative, millantando doti e teorie per rimanere saldo al bene più prezioso “il cadreghino”, l’innominato mise in essere il suo atto trionfale.
Domenica mattina quasi tutti si aspettavano un risultato immediato.
Furono soddisfatti dall’esibizione di quattro strappi e un paio di robuste ginocchiate nel petto da parte di chi aveva fino a quel momento predicato che era importante tenere il coltello per il manico.
La pulsione aggressiva che alberga in ognuno di noi è stata la trappola in cui molti sono cascati: nessuno ha osservato le posture e le espressioni del povero animale. Tutti hanno notato che il malcapitato rigava dritto.
La pulsione aggressiva è stata sfruttata per incentivare la vendita del pacchetto “te lo sistemo subito”.
In molte “scuole” di addestramento si fa leva su certe convinzioni e tendenze per vendere corsi “Professionali” mostrando contestualmente la vera incapacità ad operare secondo l’effettivo incarico: fare cultura.
L’illecito culturale vuole spacciare i maltrattamenti per terapia comportamentale, per l’applicazione dei principi di psicologia canina e della conoscenza dell’etologia.
Sempre più ci rendiamo conto che in ambito culturale non siamo affatto esigenti e precisi, ma siamo tarati in modo specifico al divario con cui la nostra ignoranza ci propone al millantatore.
Ciò si traduce nell’incapacità critica e diventa la leva principale del marketing di chi opera unicamente per vendere il fumo si cui si fonda il rapporto tra predicatore e ascoltatore. Si inganna con le parole e in special modo attraverso gli etologismi, i comportamentismi e i terapismi, ma soprattutto intervenendo sulle aspettative di chi ascolta.
Basta che ci venga dato qualcosa in pasto, non è importante la qualità in quanto siamo affamati di cultura, in quanto siamo profondamente ignoranti, in quanto siamo impossibilitati a criticare, in quanto vogliamo risolvere immediatamente il problema nostro.
Eppure tutto ciò funziona perché agisce su una precisa tendenza innata derivante dalla pulsione aggressiva, utile a chi è orientato all’uso della violenza e del raggiro (Amore e odio di Eibesfeldt).
Nella realtà fatto deleterio e lungi dai principi che ci devono ispirare: “interagire senza violenza – interagire attivando mentalmente l’animale che ci sta di fronte”. Per ottenere ciò è indispensabile conoscere e accettare il fatto che il cane ha una mente che ragiona!!!
Non si può parlare di interazione senza fare riferimento ai pulpiti da cui si predica attraverso la prassi dell’illecito terminologico. L’inquinamento passa attraverso le nobili parole scientifiche leggicchiate qua e là o mal tradotte da testi esteri forvianti l’attenzione e confondendo in merito alle scelte e ai danni che certe scelte comportano.
Sempre più ci rendiamo conto che la lotta a certe metodiche può essere prospettata solo a valle di una forte azione culturale, rafforzando la coscienza critica di ognuno di noi. Se non troviamo riscontro in una forte capacità critica, rischiamo di bere ogni porcheria culturale e quindi di rendere illusoria ogni partecipazione a corsi o seminari.
Con certi “minestroni” ci viene preclusa la facoltà critica e la capacità di essere partecipante attivo.
L’elemento che ci deve caratterizzare è rappresentato dall’alto contenuto scientifico e proprio per merito di questa caratteristiche non dobbiamo produrre esibizioni, bensì fare informazione vera e se vogliamo ogni volta che ci accingiamo a trattare un argomento, partiamo da 130.000 anni orsono e facciamone preciso riferimento.
Il procedimento vizioso del “te lo sistemo subito” tende sempre più a mascherare i reali bisogni dell’interagire. La cultura del trucchetto è in realtà l’inganno alla moda.
Dobbiamo sottolineare come a monte di queste attività ci sia semplicemente la voglia di imbrogliare il prossimo portandosi a casa un illecito guadagno. La scienza “dell’imbroglionica” è diventata l’arte che vediamo sempre più celata nei tecnicismi, negli etologismi e dietro le etichette di alcuni programmi o corsi di educazione. L’”imbroglionica” è disciplina d’avanguardia che fa parte integrante del bagaglio culturale degli scienziati mestieranti.
Ci sarà sempre più utile stare in guardia al fine di distinguere i veri appassionati dagli imbroglioni. I veri truffatori emergono per la capacità di addivenire ad un illegittimo introito di fama e pecuniario (il coltello per il manico). Essi inventano teorie, rubano malamente il lavoro altrui, creano falsi e condiscono il tutto con innumerevoli schede da compilare dando parvenza organizzativa e ordinata al loro lavoro. In realtà creano solo confusione, mala cultura e scavano lentamente il loro destino.
La scienza ha tuttavia alcune caratteristiche che la salvaguardano. Il fondarsi su alcune semplici regole, il confronto leale tra gli addetti ai lavori e l’onere di reggere inossidabilmente nel tempo.
Ma i grandi illeciti si fanno strada in quanto ci stiamo disabituando a ragionare e a porci in maniera critica di fronte agli scienziatismi da rivista ben colorata. Farsi delle opinioni personali non deve essere considerato un lusso in quanto la nostra incertezza giova unicamente a favore dei millantatori. La nostra inefficienza intellettuale gioca a favore degli imbroglioni.
L’illecito vero e quindi le prediche inquinanti operate dai millantatori nascono dal voler ridurre la realtà etologica a quattro trucchetti di pronto effetto basati unicamente sulla violenza. In questo modo, puntualmente si creano strutture che sono ordinate ai nostri occhi, ma che non hanno mai avuto un ordine interno per cui sono destinate a morire o a subire una radicale trasformazione.
Il maggiore illecito sta nel sostenere che ogni cane debba essere piegato dal nostro dominio interpretativo.
Non a caso la DOMINANZA è parola che oggi più corre sulle labbra degli “Esperti”. Il punto chiave poggia invece sul sapere riconoscere la mente di ogni soggetto con cui vogliamo interagire, con le sue logiche e peculiarità. La CONOSCENZA gioca un ruolo rilevante perché accresce le nostre potenzialità empatiche attraverso l’estensione della familiarità ad osservare, aumentando le capacità razionali e quindi la sensibilità ad interpretare il cane e a comunicare con il medesimo.
Purtroppo molto spesso le nostre aspettative vengono alimentate dal consumo dei sottoprodotti intellettuali preconfezionati.
P.S.: prendevo questi appunti circa 20 anni orsono: l’innominato ha perso il “cadreghino”. La scuola “tal dei tali” pare che stia subendo una metamorfosi. I cani da molto tempo rivendicano giustizia…..continua.
TRATTAMENTI GRATUITI
La premessa all’esibizione di violenza gratuita è stata “una sottile disquisizione tra l’inefficace tirone e lo strappo secco deciso” che il cane deve avvertire.
Per chi non avesse capito, preciso che il banale tirone viene bandito a favore dell’efficacissimo strappo secco: termine etolo-comportamentista-terapeutico. Ad onor del vero va anche detto che il collare a catena, in questo caso veniva consigliato “a strangolo” data la vocazione animalista dell’esperto etologo-terapauta-comportamentista!!!
Il malcapitato, definito con grande colpo d’occhio dal millantatore “di tipo aggressivo” era semplicemente un tipo che cercava con entusiasmo di prendere contatto pacifico con i presenti, ovviamente tentando di tirare il guinzaglio (pare che questo genuino comportamento venisse subito considerato delittuoso).
Prontamente il nostro etologo provvedeva a mettere in riga il “tipo” con quattro efficacissimi sopra descritti “strappi secchi” prodotti con invidiabile tempistica e degni del più abile seguace della setta “adoriamo i cani”.
A prosecuzione della “sublime esibizione di dominanza” il poveretto ridotto ormai senza personalità e con il capo chino veniva stranamente invitato a prendere contatto fisico con il suo tronfio DOMINANTE.
Ingenuamente il “tipo” tentava il contatto fisico attraverso gli anteriori. In cambio gratuitamente riceveva una “affettuosa ginocchiata rapida e fulminea”, ma “con sorriso gratificante sulle labbra del dominante” (data la persistente vocazione animalista del nostro etologo). Il tutto fu presentato come rimedio efficacissimo, in effetti il risultato apparve immediatamente agli occhi di tutti noi: stordito per il trattamento ed il non senso dell’accaduto il malcapitato sospettava che “l’amico etologo” era da evitare e se ne stava tranquillo (dominato?). Ovviamente ciò non bastava, la dimostrazione doveva essere più convincente. Il “tipo” veniva ulteriormente invitato a prendere contatto. Dopo ingenua risposta che lo vedeva tentare di appoggiare gli anteriori (aimé) al giaccone di loden pulito gli veniva praticata la seconda fase della efficace terapia “comportamentalista-etologista”. Si passava così alla somministrazione della “seconda sopra descritta ginocchiata secca, ma con doppia forza” (evidentemente la prima fase non era stata capita). Ormai convinto il poveretto si limitasse a seguire il suo sorridente DOMINANTE. Pago e tronfio del successo ottenuto mandava a riposo il primo cane accingendosi a esibire (sempre scientificamente) il secondo caso della giornata. Pur trattandosi di soggetto completamente diverso per carattere, morfologia e storia (ma quella non interessa nessuno) veniva usata la medicina che cura tutti i problemi “lo strappo secco”.
Il comportamento del poveretto era del tutto intatteso: nessuno reazione-coda tra le gambe-paura-tremori-sguardo implorante. Vista l’impossibilità di risolvere prontamente con esibizione il caso veniva chiuso (come un paziente che viene ricucito dopo aver riscontrato un male incurabile) e dichiarato che andava trattato con farmaci. Fortunatamente non con bisturi alle corde vocali come capitato al suo collega abitante a….o con fucilata come capita ancora a molti cani.