Teoria del rigurgito
Torna agli approfondimentiGeneralmente pigrizia e disattenzione ci impediscono di constatare che il cane reagisce anche ad alcune “emissioni vocali” che la specie umana definisce “parole”.
Perché accade? In questo ambito, della comunicazione, qualcosa ci accomuna! Questa meraviglia comunicativa viene dalla nostra specie utilizzata senza porsi domande e tanto meno dando le necessarie spiegazioni! Avviene tutto tanto naturalmente e semplicemente che l’argomento non viene ritenuto degno di osservazione. Ci pare un fatto dovuto. Quanto riusciamo a fare nei confronti di questo “fenomeno” è partecipare con irritazione nel caso le cose non vanno come pretendiamo.
Ovviamente più che a riflettere siamo pronti a liquidare la questione affermando che il cane non capisce. Eppure parlando con una tartaruga, canarino, formica o mosca che sia, non ci riesce di ottenere la loro “obbedienza”! Stranamente però non ci facciamo prendere dal nervoso, forse perché le aspettative sono differenti.
Analizziamo: il cane reagisce ad una nostra emissione vocale senza interpretarla come parola dotata di un senso compiuto (ad esempio la richiesta “seduto”).
- Emettiamo un segnale vocale al quale noi diamo la definizione di “parola”.
- Emettiamo un segnale gestuale che favorisce la postura da noi desiderata.
- Utilizziamo il cibo come premio.
Dopo pochi tentativi al semplice udire la nostra emissione vocale, il cane esegue perfettamente l’operazione richiesta. Mi sono posto alcune domande: Perché tanta facilità e rapidità nel reagire e nell’interpretare una emissione vocale? Perché tanto semplicemente tra due specie differenti accade una associazione del tipo emissione vocale-reazione? Ovviamente ciò come reazione ad una aspettativa (cibo) ed una motivazione (fame). La curiosità nei confronti del “fenomeno” aumenta riflettendo su alcuni accadimenti tipici del periodo evolutivo definito Imprinting. Tra le innumerevoli esperienze che il cucciolo vive, direi che la più “produttiva” fa riferimento al momento nutrizionale relativo allo svezzamento.
Racconterò a seguire un episodio accaduto molti anni fa e divenuto successivamente spunto di riflessione sul comportamento dei cani in un particolare momento della giornata. Fin da quando ho iniziato ad allevare, dedico giornalmente le prime ore del mattino al momento ricreativo dei cani. Durante questo intervallo presto particolare attenzione anche alle loro deiezioni; tale premura mi permette di valutare con una certa puntualità il loro stato di salute relativamente alla digestione in corso.
I cani interagiscono tra loro, comunicano, osservano, si osservano e si fanno notare. Chi corre invitando a farsi inseguire, chi sta in disparte osservando il branco, chi fiuta quasi ossessivamente cercando particolari “tracce”, chi emette spontaneamente segnali di deferenza, chi abbaia per rimuovere “il collega” dallo stato di passività; i più giovani spesso sfilano con un legno tra i denti mostrando l’abilità nel mantenerne il possesso (istinto di affermazione).
Il mio quotidiano quadretto familiare a quattro zampe è sempre ricco di allegoriche sfumature e stimolanti osservazioni da rielaborare ed interpretare. Durante una di queste occasioni di routine, osservo con maggiore interesse un episodio accaduto molte altre volte: un soggetto si ferma piazzato sui quattro arti, con la testa un poco ciondolante. Ciò mi fa pensare che avendo mangiato qualcosa di indigesto il “tipo” si stia predisponendo a rendere la “porcheria” che era riuscito a rubare durante un mio momento di distrazione. Noto alcune contrazioni dell’addome accompagnate dal tipico borbottio di stomaco ed emissione gutturale che precede il rigurgito.
Penso: “mi spiace che stia male ma accidenti non ha ancora capito che non tutto è commestibile.” Fino a quel giorno, per tutte le volte che si era ripetuta la scena, avevo percepito l’accaduto con un po’ di disappunto in quanto in quel momento, il mio impegno era volto ad evitare che qualche soggetto “consumasse” gli escrementi altrui (Labrador e Golden ne vanno matti) con tutte le negative conseguenze riguardante lo stato di salute.
Quel giorno decisi di osservare i fatti con occhi più liberi da facili, e spesso comode, deduzioni. All’udire l’emissione sonora che preannunciava il rigurgito, notai che buona parte dei cani era accorsa nei pressi del soggetto “emittente” che si predisponeva a rigurgitare. Vi assicuro che chi stava accorrendo non lo faceva nell’intento di prestare soccorso a chi in quel momento stava male (questi poteva essere un pensiero umano!). Infatti i primi arrivati poterono godere del privilegio di assaggiare il “rigurgitato”. L’impatto visivo e olfattivo mi procurava un certo disgusto, come penso lo stia procurando a chi immagina la scena. Tuttavia ritengo utile ogni osservazione libera da preconcetti e stimolata da punti di vista meno convenzionali e antropomorfi. Sorge spontaneo un interrogativo: perché al semplice “udire” i cani erano accorsi aspettandosi di poter consumare? Perché io osservavo la scena con preoccupazione e disgusto mentre i miei cani parevano aver ricevuto l’invito ad un banchetto?
Sospettai che nei confronti dell’aspettativa “consumare” avessimo avuto Imprinting composti da modalità differenti. Rammentai che per me (essere umano) l’emissione vocale “chiave” per farmi accorrere era: “Gigino la pappa è pronta”. Rammentai che per i miei cuccioli, l’equivalente di “Gigino la pappa è pronta” era l’emissione gutturale materna che precede il rigurgito. Continuai nella riflessione cercando di darmi una spiegazione “etologica” dell’accaduto.
Motivazione: fame. Aspettativa: cibo. Azione: tipica emissione vocale che precede il rigurgito. Reazione: accorrere. Premio: consumare il rigurgito. Riflessione: ciò accade per i cuccioli un poco distanti dalla madre. I più vicini e attivi ottengono il rigurgitato facendone diretta richiesta, leccando le labbra materne, udendo comunque l’emissione vocale che preannuncia lo “scodellamento della pappa”.
Quanto descritto sopra, tanto per la specie umana quanto per quella canina, apre l’ampio ed interessante capitolo delle “cure parentali”. Successivamente ebbi modo di tracciare un parallelo cognitivo ed osservare il ripetersi di una determinata reazione ad una specifica azione\richiesta:
Motivazione: fame. Aspettativa: cibo. Azione: emissione vocale umana che sostituisce quella materna. Reazione: accorrere o assumere una postura. Premio: ottenere cibo.
Cominciavo così a sospettare che, per qualche motivo, in determinate condizioni, l’emissione vocale ha molta efficacia anche per il cane. L’emissione vocale evoca i segnali emessi dalla madre prima di rigurgitare e produce una reazione mentalmente concatenata all’ottenimento del cibo (e licitazione). Senza che siano ancora presenti condizionamenti notiamo come naturalmente il cucciolo reagisca: azione vocale di un certo tipo – assunzione di cibo dopo aver reagito avvicinandosi alla “fonte”.
Nel futuro del cucciolo l’emissione vocale umana potrà avere effetto elicitante? Parallelamente, se il cucciolo si avvicina alla madre mentre questa sta consumando la propria razione, senza essere stato invitato dall’udire la premessa al rigurgito, viene allontanato con una differente emissione vocale (ringhio). In questa occasione il cucciolo inizia ad interpretare le differenti emissioni vocali. Ciò accade durante il periodo dell’Imprinting e rimane indelebilmente impresso nella mente del cane. Quando proponiamo al cane un certo “esercizio” (non tutti) potremmo dire che nella sua mente già esiste una “traccia” da evocare e seguire (modello comportamentale). Tale traccia si è formata durante il periodo dell’Imprinting grazie alla madre.
La traccia sulla quale operiamo con successo durante alcuni “esercizi” è stata naturalmente costruita dalla madre iniziando le “pratiche” di svezzamento. Normalmente tutti gli adulti del branco cooperano allo svezzamento attraverso il rigurgito. Notiamo che il senso di cooperazione non emerge solo durante la cattura delle prede! In effetti, se la madre fosse l’unico soggetto del branco a proporsi ai fini dello svezzamento, entro breve morirebbe di stenti.